Cubetti di manna pura

Cubetti di manna pura

EUR 7,60

100g per confezione

Disponibilità: Non disponibile
Tags: Capsule
Marca: Minardi

Grazie alla particolare forma a cubetto, ottenuta mediante compressione di fiocchi di manna pura raccolti dall'albero del frassino, questo prodotto risulta particolarmente semplice da conservare e da dosare.

La quantità di manna presente in un cubetto è tale che se può assumere uno quotidianamente per un benefico effetto sulla regolazione intestinale o 4-5 cubetti per un effetto lassativo.

Inoltre è un ottimo dolcificante a basso contenuto di glucosio (zolletta di manna).

La Manna è in primo luogo un lassativo leggero esente da controindicazioni, particolarmente adatta alla primissima infanzia, alle persone molto anziane debilitate e convalescenti; viene somministrata generalmente nel latte. E' un regolatore e rinfrescante intestinale nonché un cosmetico naturale. La Manna ha una benefica azione sull'apparato respiratorio: infatti si comporta da fluidificante, emolliente e sedativo della tosse. E' un dolcificante naturale a basso contenuto di glucosio e fruttosio, utilizzabile come dolcificante per diabetici.

E' uno dei pochi lassativi benefici in natura al contrario della senna onnipresente in quasi tutti i lassativi vegetali in circolazione; la differenza fra i due lassativi è che la Manna agisce contro la stipsi perché attira acqua nell'intestino e quindi facilita lo svuotamento del colon; la senna o cassia agisce per irritazione. E qui c'è da dire che quasi tutti i lassativi vegetali in commercio contengono la senna o cassia; le persone affette da stipsi li comprano con fiducia ritenendo valido l'assioma "vegetale uguale naturale". Ma così non è: la cassia se usata per lunghi periodi può dare una melanosi del colon che è uno stato di precancerosi.

Erano migliaia gli ettari di frassineti coltivati in tutta la Sicilia nord occidentale. Un patrimonio forestale ridotto oggi a 250 ettari nei paesi di Pollina e Castelbuono, in provincia di Palermo. Si tratta di terreni marginali e scoscesi che non si sono mai prestati a colture meccanizzate e redditizie. Di cui soltanto il 20-30% dei frassini è ancora produttivo.

Durante l'estate, i frassinicoltori incidono la corteccia dei tronchi per lasciar fuoriuscire una sostanza azzurrina e resinosa che, esposta al sole torrido, si rapprende formando stalattiti biancastre di manna.
La raccolta avviene con il mannaruòlu (per incidere), la rasula (per raschiare la manna che rimane nei solchi della corteccia) e una grande foglia di ficodindia (che raccoglie la parte colata a terra). Non tutta la manna raccolta è di elevata qualità: solo quella che scivola a stalattite e non entra in contatto con la corteccia è manna purissima. La manna raschiata dalla corteccia, invece, ha molte impurità.
Oggi gli 'ntaccaluòri, i raccoglitori di manna, sono ancora molti, ma soprattutto anziani. Solo per due di loro la manna è la principale fonte di reddito.

Ma la coltivazione del frassino da manna è stata l'attività prevalente delle famiglie madonite fino al secondo dopoguerra.

Negli anni Cinquanta migliaia di quintali erano esportati oppure lavorati dalle fabbriche di mannite italiane. In quegli anni la raccolta pro capite era di circa 300 chili annui contro i 90 attuali.

Pochi, ma pagati molto bene: nel 1965 un chilo di manna costava 1500 lire, oggi, invece, il guadagno dei coltivatori è minimo e le previsioni sul futuro di questa coltivazione sono fosche.

Tuttavia la coltivazione del frassino da manna deve essere preservata anche per l'importante valenza ambientale (rappresenta una barriera contro il degrado del territorio delle Madonie) e storica (i frassineti possono di fatto essere considerati una sorta di museo all'aperto).

a manna è un prodotto ottenuto da alcune specie di piante del genere Fraxinus (frassini), in particolare Fraxinus ornus (orniello o frassino da manna).

È un prodotto tipico siciliano, come tale è riconosciuto e rientra nell'elenco dei prodotti agroalimetari tradizionali (PAT) stilato dal ministero delle politiche agricole e forestali (Mipaaf).

Storia
La coltivazione del frassino da manna risale presumibilmente alla dominazione islamica (IX-XI secolo d.C.); il più antico documento che menziona la manna risale al 1080 in un diploma del vescovo di Messina. La Sicilia divenne la maggiore produttrice nella seconda metà dell'Ottocento.

Oggigiorno la coltivazione è limitata a poche zone della Sicilia, precisamente solo al territorio di Pollina e Castelbuono,con una superficie coltivata stimata nel 2002 a circa 3200 ha. Qui l'ultima generazione di frassinicoltori mantiene in vita il prezioso patrimonio colturale e culturale legato al mondo dell'antico mestiere dello "Ntaccaluòru".

In alcuni centri fino agli anni '50 la manna costituiva la base dell'economia locale per i frassinicoltori locali. Il fenomeno che ha spinto le nuove generazioni a preferire il lavoro in città, anziché l'agricoltura, ha contribuito fortemente all'abbandono della coltura della manna. Oggi i frassineti aspettano di rigenerarsi per dare ricchezza.

La produzione della manna offre tuttavia un buon reddito rispetto al passato (ogni chilo ha un costo superiore a 20 euro, e il prezzo è sempre in crescita).

Il Regio Decreto-Legge 12 Agosto 1927 n. 1773 convertito nella Legge 24 Dicembre 1928 n. 3144 sancisce:

"Il nome di manna è riservato al prodotto derivante da incisione della corteccia dell'Orniello, od Amolleo (Fraxinus ornus), e del Frassino (Fraxinus excelsior). E' vietato preparare, vendere, porre in vendita o mettere comunque in commercio manna contenente saccarosio, sostanze amidacee o sostanze estranee di qualsiasi natura, tranne le impurezze naturali nella proporzione normale per i diversi tipi di manna".

Condizioni pedoclimatiche

Le aree in cui il frassino da manna viene (o veniva) coltivato fanno parte dell'assai più ampio areale naturale della specie (descritto nella voce Fraxinus ornus). Si tratta di zone comprese nella fascia altimetrica fra 200 e 800 m, a clima mediterraneo-arido (non a caso il frassino è pianta xerofita - si adatta bene alla siccità), su suoli calcarei o argillosi.

Le produzioni migliori sono indicate per terreni calcari-arenarei esposti a sud-est.

Specie utilizzate

Sono circa 70 le specie di frassini riconosciute in tutto il mondo, ma soltanto 3 sono quelle presenti nella flora italiana: Fraxinus excelsior L. - Fraxinus ornus L. - Fraxinus angustifolia Vahl., tutte potenzialmente produttrici di manna.

Nota. Per informazioni più complete sulle caratteristiche di questi frassini, si devono consultare le voci apposite.

Frassino maggiore

Il Fraxinus excelsior detto comunemente frassino maggiore è un albero alto fino a 40 metri con chioma dapprima ovale e in seguito arrotondata, e con fusto diritto e slanciato. La corteccia nelle piante giovani è verde-olivastra e liscia, mentre nelle piante adulte, diviene finemente e densamente fessurata. Le foglie opposte, caduche sono composte da 7-15 foglioline aventi la lamina di forma lanceolate ed il margine seghettato. I fiori riuniti in infiorescenze a forma di "pannocchia" compaiono prima delle foglie e fioriscono da marzo ad aprile. Il frutto secco e alato (samara) contiene un solo seme.

Questa specie nell'Italia meridionale vive a quote elevate ed in Sicilia è presente solo sulle Caronie. Il clima non sufficientemente caldo e arido non permette di far rapprendere la manna.

Orniello

Fraxinus ornus

Il Fraxinus ornus detto comunemente orniello o amolleo è un albero spesso ridotto a cespuglio che può raggiungere al massimo i 10 m d'altezza. Il sistema radicale è fittonante ed arriva fino a notevole profondità, il tronco più o meno eretto ha una forma cilindrica con una corteccia grigio-verdastra e liscia anche nelle piante adulte. Le gemme sono di colore grigio cenere e si distinguono in terminali e laterali: le prime di forma ovale, allungate ed appuntite mentre le seconde più piccole ed ovato- acute. Le foglie sono opposte e imparipennate composte da 7-9 foglioline lanceolate o ellittiche, i fiori di colore biancastro profumati e riuniti in pannocchie si sviluppano contemporaneamente alle foglie dei rami dell'anno precedente e sono ermafroditi; la fioritura avviene in aprile-maggio, il frutto è una samara bislunga lanceolata con una lunghezza di 2–3 cm.

Questa è la specie tipicamente utilizzata per la produzione della manna.

Ossifillo

Il Fraxinus angustifolia, chiamato volgarmente ossifillo, è un albero alto che può superare i 20 m con foglie opposte, imparipennate costituite da 5-13 foglioline strette, lanceolate e dentellate. I fiori che si sviluppano prima delle foglie sono riuniti in pannocchie ascellari e fioriscono a fine inverno; il frutto è una samara di 2– 4 cm.

In Sicilia, oltre alla specie tipica, è presente la sottospecie oxycarpa che si differenzia per la pubescenza nella parte prossimale della pagina inferiore delle foglioline.

La varietà più diffusa sui territori di Castelbuono e Pollina è il "verdello", per le sue ottime caratteristiche di produttività, precocità e qualità del prodotto.

Raccolta e classificazione

La manna è riconosciuta come Presidio Slow Food ed è per questo motivo che assieme ai frassinicoltori è stato redatto un disciplinare di produzione che ne garantisce la qualità e la provenienza.

La manna è la linfa estratta dalla corteccia opportunamente incisa.

Si riduce sempre di più il numero dei coltivatori; ormai quasi solo gli anziani sanno come coltivare e praticare le incisioni sulla corteccia del tronco del frassino con un particolare coltello chiamato mannaruolo.

Dalle piccole incisioni trasversali create con gesti precisi, sgorga lentamente un succo inizialmente di colore ceruleo e di sapore amaro (lagrima), che a contatto con l'aria rapidamente si schiarisce e assume un sapore dolce. Condensandosi, forma cannoli e stalattiti di colore bianco e profumati.

L'operazione di raccolta si pratica ogni settimana con l'archetto, la paletta e la scatola (particolari arnesi per la raccolta della manna)

La manna è classificata in base alla modalità di raccolta:

Manna cannolo: è la più pregiata, simile ad una stalattite; si forma dal gocciolamento della linfa lungo la corteccia dell'albero e si raccoglie con l'archetto.

Manna rottame: è costituita dalla linfa che scorre lungo la corteccia; si stacca con la rasula e si raccoglie nella scatola.

Manna in sorte: è formata dalla linfa che si accumula nei cladodi di ficodindia appositamente predisposti alla base del tronco.

Poiché la categoria più pregiata è la manna cannolo, è stato messo a punto un nuovo sistema di raccolta, al fine di aumentarne la quantità. Questo sistema prevede l'uso di fili di nylon legati ad una piccola lamina d'acciaio posta subito sotto l'incisione; la linfa scorre lungo i fili e solidifica formando cannoli di lunghezza considerevole, che si possono raccogliere ogni due giorni, contrariamente al metodo tradizionale che prevedeva la raccolta settimanale.

La produzione viene messa ad asciugare (stinnitura) per le prime 24-36 ore all'ombra, per togliere e ripulire i cannoli e le stalattiti dalle impurità; successivamente in pieno sole sugli stenditoi o stinnituri per circa una settimana, fino a quando il prodotto raggiunge il giusto tenore d'umidità (circa il 9%). Infine, selezionata con cura, viene riposta in appositi contenitori in legno e conservata in ambiente asciutto.

L'arte di incidere
Di solito la prima incisione ricade nella seconda-terza decade di luglio. In questo periodo si pratica la scalzatura (o squasatura) che consiste nell'asportare la terra attorno al tronco fino a mettere a nudo la parte superiore delle radici più grosse; così facendo si agevola la pianta ad entrare in una condizione di stress idrico indispensabile ai fini della produzione.

Per individuare il momento idoneo per la prima incisione, il frassinicoltore fa un esame per verificare la maturità della pianta controllando che il terreno sia completamente asciutto e si stacchi dalle radici, che le foglie virino dal verde intenso ad un verde tendente al giallo; inoltre per verificare l'effettivo stato di stress dell'albero si saggia con mano il grado d'appassimento del fogliame.

Quando la pianta è pronta, si pratica la prima incisione con il mannaruolu; l'incisione avviene trasversalmente alla base del tronco a partire da 5–10 cm dal suolo. Le incisioni (ntacche) vengono effettuate ogni mattina a distanza di circa 2-3 centimetri dal solco precedente. La prima incisione incomincia nella seconda metà di luglio e si termina alla fine di settembre, se le condizioni meteorologiche lo permettono.

Composizione
La composizione chimica della manna è molto complessa e dipende da diversi fattori tra cui: qualità, zona di provenienza, l'età del frassino e la sua esposizione, l'andamento stagionale e molti altri fattori.

La manna in media contiene il 40-60% di mannitolo o mannite (C6H14O6), 8-10% d'umidità, 3-5% glucosio e fruttosio, 12-16% manninotriosio, 6-12% manninotetrosio, 1-3% elementi minerali, 0,5%-0,1% resina e altre sostanze in quantità minori (vitamine, enzimi, mucillagini, pectine, tannini).

Uso
Usi officinali

Avvertenza

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico

La manna è in primo luogo un lassativo leggero esente da controindicazioni, particolarmente adatto alla primissima infanzia, alle persone molto anziane debilitate e convalescenti (viene somministrata generalmente nel latte, o come decotto di manna, che è un blando purgante); è un regolatore e rinfrescante intestinale, in quanto purifica l'apparato digerente da tossine e appesantimenti dovuti a cattiva alimentazione.

È anche un cosmetico naturale, e ha una benefica azione sull'apparato respiratorio, infatti si comporta da fluidificante, emolliente e sedativo della tosse; è inoltre un dolcificante naturale a basso contenuto di glucosio e fruttosio, utilizzabile come dolcificante per diabetici. La manna possiede numerose virtù terapeutiche ed è innocua e priva di azioni secondarie rilevanti, cosa che tra l'altro la rende particolarmente raccomandabile in pediatria: è indicata nei casi d'indigestione e ipertensione, ha proprietà bechiche e anticatarrali, è sedativo della tosse e calmante nelle bronchiti; pezzetti di manna sciolti in bocca lentamente hanno proprietà espettoranti. Infine, può essere usata come collirio nelle congestioni oculari.

Altri usi

Avvertenza
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico

Lassativo: manna 40 g, acqua calda 100 g. Si agita, si scioglie, si filtra e poi si aggiungono 30 g di miele d'acacia.
Purgante: manna 60 g, latte caldo 150 g. Si agita, si scioglie e si filtra.
Contro il catarro bronchiale (marmellata di Zanetti): manna 60 g, sciroppo di altea 4-5 g, cassia cotta 30 g, olio di mandorle dolci 30 g, burro di cacao 23 g, acqua di fiori d'arancio 15 g.

Ricette con la Manna

PANE DOLCE

Si amalgamano 500 grammi di farina completa con lievito di pasta acida e con 100 grammi di acqua in cui si sono sciolti 100 grammi di Manna, 5 cucchiai di olio di oliva tanto latte intero quanto basta. Si lascia fermentare la massa molto bene e poi si fanno 10 panini. Passare al forno a 230° C. Si può arricchire l'impasto con mandorle, noci (entrambe spezzettate), sesamo o germi di grano. Comunque, la quantità totale di questi ingredienti non deve superare i 100 grammi, altrimenti il pane non riesce bene.

BISCOTTI CASERECCI

Si impastano 250 grammi di farina completa e 250 grammi di fiore con il lievito di pasta acida, con 2 uova intere, con 3 cucchiai di olio di oliva e con un quarto di litro di latte in cui si sono sciolti 80 grammi di Manna. Si lavora energicamente sbattendo parecchie volte l'impasto sulla spianatoia. Si fanno poi i biscotti che si passano al forno a 220°C.

BUDINO DI MELE

Si cuoce un chilogrammo di mele con un decilitro di vino bianco amabile. Quando la frutta è cotta,si toglie dal fuoco, si passa al setaccio e si lascia raffreddare. Alla polpa così ottenuta si uniscono 100 grammi di latte in cui si sono sciolti 100 grammi di Manna, 100 grammi di biscotti caserecci sbriciolati, un etto scarso di uvetta tenuta per mezz'ora a rigenerare nel brandy, i tuorli di 3 uova ed infine i relativi albumi montati a neve. Si versa il tutto n uno stampo imburrato e si cuoce a bagnomaria nel forno a temperatura media. Dopo circa 40 minuti, si toglie dal forno, si lascia intiepidire, si sforna e si tiene in frigorifero per un paio d'ore prima di servire.

BRIOCHES

Si amalgamano 250 grammi di farina completa e 250 grammi di fiore con lievito di pasta acida, con 200 grammi di uva sultanina fatta rigenerare nel brandy, con 60 grammi di Manna sciolta in 100 grammi d'acqua, con 2 uova intere, con 3 cucchiai di olio di oliva e con latte quanto basta per ottenere un impasto morbido, ma piuttosto consistente. Si lavora energicamente, sbattendo parecchie volte l'impasto sulla spianatoia. Si suddivide poi la massa in parti uguali tra loro formando dei panini grossi quanto un mandarino. Questi panini si dispongono, ben distanziati tra loro e coperti da un panno, su una capace teglia unta e cosparsa di pangrattato e si lasciano lievitare, in un locale a temperatura di circa 20°C, per un paio di ore. Trascorso tale tempo, si toglie il panno, si pennellano con tuorlo d'uovo sbattuto e si infornano a 200°C per 20 minuti. Si controlla quindi la cottura con uno stecchino di legno, che deve uscire asciutto se le brioches sono cotte. Appena sfornate si spalmano con un velo di miele e si lasciano raffreddare prima di servire.

MASCHERA AL CETRIOLO

Si taglia a pezzetti un cetriolo privato della scorza e lo si mette nel frullatore assieme a 8-10 grammi di Manna. L'amalgama così ottenuta va spalmata sul volto e sul collo ben detersi. Si lascia agire per 15-20 minuti e si asporta con un batuffolo umido. Si picchietta il volto con acqua di rose. Questa maschera deterge, rinfresca, e soprattutto tonifica la pelle arrossata e nervosa.

MASCHERA ALL'AVENA

Si uniscono 70 cc di latte, in cui sono sciolti 10 grammi di Manna, tanta farina di avena quanta ne occorre per ottenere un impasto facilmente spalmabile sul volto e sul collo. Si lascia agire 15-20 minuti e si asporta con un batuffolo umido. Si picchietta il volto ed il collo con acqua di rose. Questa maschera nutriente ed ammorbidente deterge in profondità.

LATTE DETERGENTE

Si prepara un impasto molto fluido con mezzo bicchiere di latte in cui sono sciolti 10-12 grammi di Manna, con un cucchiaio di farina di mandorle e con un cucchiaio di panna fresca. Si usa al posto dell'acqua e del sapone, non soltanto sul volto, ma anche su altre parti del corpo che necessitano di una pulizia profonda e delicata.

MASCHERA ALLO YOGURT

In mezzo bicchiere di acqua calda si sciolgono 10 grammi di Manna, si lascia raffreddare e si filtra. Si uniscono a questo composto 3 cucchiai di yogurt e 2 di amido. Stendere il tutto sul volto e sul collo ben detersi. Lasciare agire 15-20 minuti e asportare con un batuffolo inumidito di acqua di rose. Questa maschera, sbiancante, normalizza la pelle grassa, opaca e macchiata.

La Manna di Castelbuono

Per i viaggiatori dei secoli passati la manna rappresentava un miracolo di esotismo degno di essere riportato tra le curiosità di una ricca terra qual è la nostra Sicilia. Allora la manna era parte rilevante del paesaggio agrario della costa tirrenica della Sicilia: si produceva ad ovest di Palermo in tutti i paesi costieri fino a Trapani, nelle Madonie e nello stesso territorio comunale di Palermo. L'area di produzione ora si è ristretta alle sole terre di Pollina e Castelbuono, in provincia di Palermo, sicché questi territori rappresentano l'ultima oasi in tutto il Mediterraneo dove ancora si conservano tecniche e tradizioni legate a tale coltura.

Queste piccole realtà territoriali, incluse nel parco Regionale delle Madonie, dispongono oggi di un prodotto unico nel suo genere, tanto che a ragione si possono considerare come un gigantesco museo all'aria aperta.
La Manna.. fatica e sudore

E' sufficiente un forte temporale a metà estate per compromettere tutto il raccolto della stagione.

Le incisioni vengono effettuate con l'utilizzo di un particolare coltello detto "mannaruolu"; si incide il tronco, nell'estrazione tradizionale a partire da 5 cm dal suolo, mentre per l'estrazione di manna da filo (nuova tecnica), l'incisioni hanno inizio da 1 m da terra. In entrambi i casi per circa trenta volte nell'arco della stagione produttiva. Le incisioni si susseguono a distanza di circa 2 cm l'una dall'altra. Nel primo anno si incide la parte più sporgente del fusto detta panza. Nel secondo anno si incide la parte opposta del fusto schina, nel terzo e quarto anno gli altri due lati scianchi. Il ciclo si ripete fino a quando c'è superficie disponibile da incidere. Il tronco viene tagliato dopo 8-12 anni di incisioni. Questo prodotto da sempre viene distinto in manna da cannolo (purissima) e manna raschiata dalla corteccia con grossi problemi di depurazione.

Con un estrazione tradizionale si hanno cannoli di circa 10 cm, che corrispondono più o meno al 5% della produzione totale; il restante 95% è manna raschiata che viene solitamente destinata all'industria di estrazione della mannite. Negli ultimi anni sono state però sperimentate e messe in atto alcune nuove tecniche di raccolta, basate sulla produzione naturale a cannolo, ma con la variante che la manna viene fatta colare lungo dei semplici fili di nylon.

Questi fili vengono precedentemente predisposti sul margine di una piccola lamina in acciaio a grondaia, infissa nel tronco pochi centimetri al di sotto dell'incisione, la quale fa da raccoglitore indirizzando il fluido verso il filo. Quindi, una volta formatosi il cannolo è sufficiente staccarlo dal filo e porlo ad essiccare.
Questa nuova tecnica permette la formazione di cannoli di dimensioni superiori al metro, per una produzione di manna pura che corrisponde all'85% del totale. La tecnica d'estrazione tradizionale prevede tre tipologie di prodotti: manna da cannolo (la più pregiata), manna raschiata (raccolta con una particolare spatola detta "rrasùla" e poi disposta ad asciugare su appositi "asciucaturi") e manna in sorte (raccolta in cladodi di fico d'india posti alla base del tronco).

Mentre la nuova tecnica d'estrazione mira esclusivamente a produrre il maggior quantitativo possibile di manna purissima da cannolo, incurante delle altre tipologie. Molti, soprattutto fra i giovani produttori, hanno iniziato ad estrarre manna da filo migliorando la qualità del prodotto. Per quanto riguarda la produzione, negli anni '50 la raccolta pro-capite era di circa 300 kg annui contro i 90 kg attuali. In quegli anni anche il prezzo del prodotto risultava sostenibile, 1 kg di manna veniva a costare circa 1500 lire. Bisogna rammentare che si ha una produzione media annua di circa 1 kg di manna a pianta anche se non sono rari gli esemplari che ne rilasciano fino a 3-4 kg. Sotto il profilo organizzativo si avvertono alcune evoluzioni significative rispetto al passato. Già quattro produttori di manna delle Madonie fanno parte del presidio Slow Food sostenuto dalla Regione Sicilia e dal Parco delle Madonie.

Il frassinicoltore e la sua famiglia

La manna è molto fragile, teme l'umidità e viene sciolta e dispersa nell'acqua, perciò capita frequentemente che bisogna raccogliere prima del previsto, cercando di prevedere e prevenire gli effetti negativi dei temporali estivi sulla produzione della manna. Il frassinicoltore ed i familiari, soprattutto anziani, scrutano con sapienza e attenzione il cielo, cercando di cogliere eventuali segni di perturbazioni atmosferiche nel colore, nella forma e nelle dimensione delle nubi, nel colore che assume il sole al tramonto e nello spirare dei venti. L'esperto mannaluòru esegue la raccolta nelle ore più calde della giornata. Il calore siciliano favorisce il distacco della manna e impedisce la perdita di succo in via di condensazione. Generalmente viene effettuata al termine delle operazioni di incisione dei fusti. Si raccolgono prima i "cannoli" che vengono staccati tramite un archetto di legno flessibile, che tende un sottile filo metallico o, negli ultimi anni, di nylon e riposti con cura in apposite ceste o in altri recipienti idonei. Subito dopo, i residui rimasti attaccati al tronco che costituiscono la cosiddetta "manna in rottame" vengono raschiati con una paletta metallica, con manico di legno (in dialetto detta rrasùla ), facendoli cadere in una scatola di latta, opportunamente concava nella parte da appoggiare al tronco (detta scàtula).

Quindi, si passa alla raccolta della manna in sorte dal concavo delle pale di ficodindia, foglie di agave o dai cocci di terracotta. Il rapporto tra il frassino e il frassinicoltore (mannaluòru) si materializza con l'immagine dell'albero ferito, cioè nel carattere antropomorfo che contrassegna la coltura della manna. Si tratta di un rapporto del tutto speciale che si traduce in un linguaggio carico di connotazioni affettive.

Nella tradizione è l'intera famiglia del mannaloro che, nel corso dei tre mesi estivi e sin sulle soglie dell'autunno, è coinvolta nelle operazioni di raccolta. I compiti di ciascuno risultano chiaramente codificati: è al capo famiglia che è sempre riservato il compito di intaccare (tramite l'apposito coltello), mentre le donne e i giovinetti subentrano quando è il momento di raccogliere e di porre ad asciugare il prodotto, e ai ragazzini più piccoli è consentito di raccogliere per proprio conto i frammenti caduti per terra (muddicagghi). Tutta quanta la famiglia sorveglia lo stato del tempo: ciascuno sa bene che l'umidità troppo elevata, la nebbia, un'improvvisa burrasca possono portar via in pochi minuti tutto il prodotto. Tutti quanti diventano, così, attenti osservatori del cielo, e se giudicano esser prossima la pioggia si precipitano a raccogliere la preziosa manna a qualsiasi ora del giorno o della notte.

Manna in cubes

Manna is the dried juice from the tree "frassini" which is of the sort white-ash. You can also have a look
here

. The Manna is a natural sweetener suitable for diabetics but it also has many fantastic qualities for support of our body. It is a produce from the company PARATURE.
The packages hold ca 40 g (1⅓ oz).